Intervista Severino Scassa
Severino Scassa, nato ad Asti il 9 gennaio 1969, conosce l’arrampicata nel 1985 grazie ad un corso di alpinismo organizzato dal CAI. Il suo talento e la sua tenacia lo portano in breve tempo alle competizioni e nel 1991 si laurea Campione Italiano. La sua passione non si ferma però alla plastica e le montagne vicino casa lo ispirano nella scalata di vie difficili in falesia nonché nell’arte di chiodatore. Nella sua carriera Seve Scassa ha salito circa 500 vie di difficoltà attorno all’ottavo grado (scala Francese), di cui 20 tra l’8c e l’8c+ e firmato la chiodatura di un centinaio di itinerari. Attualmente vive a Borgo San Dalmazzo, in provincia di Cuneo, e fa il Vigile del Fuoco.
[one_second][image src=”http://blogside.it/wp-content/uploads/2015/07/Seve_2_MarcoScolaris.jpg” align=”left” caption=”Foto @ Marco Scolaris” alt=”Severino Scassa (foto @ Marco Scolaris)”]
[image src=”http://blogside.it/wp-content/uploads/2015/07/Seve_3_BrunoMarchisio.jpg” align=”left” caption=”Foto @ Bruno Marchisio”][/one_second]Quando e come ti sei avvicinato all’arrampicata?
Mi sono avvicinato all’arrampicata grazie alla passione per la montagna dei miei genitori. Dopo averli seguiti da bambino per anni sui sentieri della Valle d’Aosta, nel Maggio del 1985 mi sono iscritto ad un corso di alpinismo organizzato dal CAI di Asti. E’ grazie all’uscita del corso a Finale Ligure che ho potuto conoscere il gruppo di scalatori di Alba e con loro ho continuato ad arrampicare in falesia ed ho messo da parte l’alpinismo.
Hai avuto qualche mito quando hai iniziato a scalare, ne hai ancora?
Il primo mito e il primo ricordo è quello di Patrick Edlinger che fa quel lungo volo in Verdon durante la sigla iniziale della trasmissione “Jonathan” condotta da Ambrogio Fogar (1984). Successivamente ho ammirato, e ammiro ancora, un “certo” JB Tribout. Mi piacciono il suo stile di scalata e la sua grinta.
La scalata sta diventando uno sport sempre più diffuso, cosa ne pensi?
Effettivamente la gente che si avvicina al nostro sport è sempre più numerosa. Mi fa piacere vedere molti giovani e vedere anche molte scuole portare i loro alunni. Penso che finalmente, dopo anni di battaglie per far capire che non si tratta di uno sport pericoloso, si stanno ottenendo i primi risultati.
Quanto tempo dedichi all’allenamento a secco e quanto all’arrampicata in ambiente naturale?
Ho dedicato molti anni all’allenamento e soprattutto alle competizioni, anni in cui l’allenamento era sperimentale. Ho trascorso talmente tante ore sul pannello che oggi non dedico più neanche un’ora all’allenamento. Può capitare che faccia due circuiti in compagnia di amici in una giornata piovosa ma se posso preferisco andare ad arrampicare in falesia.
Quali sono le tue migliori performance?
Il mio livello è stato di 8c+ lavorato, già nel 1993 quando ho salito “Noia”, la prima via di quel grado in Italia. A vista ho salito molte vie di 8a/8a+. Oggi il mio livello si è abbassato notevolmente ma mi fa piacere constatare che le mie vie sono ancora attuali.
Curi l’alimentazione in relazione allo sport che pratichi?
Non ho mai curato l’alimentazione. Quando ero giovane non mi pesava mangiare poco e non bere birra. Oggi mangio di tutto, bevo birra e si vede…
Hai altre passioni sportive? E non sportive?
Io dico sempre che l’unica passione che ho è quella di chiodare le vie di arrampicata. Tutti danno per scontato che esistono le vie, ma ci devono essere gli appassionati che le attrezzano. Credo che sia una passione e non un dovere…
Quali sono i tuoi obiettivi?
Non arrampico più per raggiungere degli obbiettivi, vorrei avere la forza per continuare a chiodare e ad arrampicare divertendomi.
Come integri l’arrampicata con la tua vita famigliare?
La mia vita è stata l’arrampicata ed è la famiglia che si è dovuta integrare!
Hai vissuto gli anni della nascita della scalata moderna, quali differenze hai riscontrato rispetto a quella di oggi, dal punto di vista sportivo, sociale e dell’attrezzatura?
La più grande differenza che sto notando è la completa assenza di etica, sia sportiva che morale. Oggi nessuno rispetta più le regole e il fascino di salire alcune vie importanti, di cui non si conosce la storia e su cui non ci si informa. Per quanto riguarda l’attrezzatura, i cambiamenti sono notevoli, sia dal punto di vista della leggerezza che della qualità.