Un insolito Golfo nell’azzurro mare della Sardegna
Il Golfo di Orosei, situato sulla zona centro orientale dell’isola, è uno dei più bei e suggestivi Golfi d’Italia, un luogo incredibile dove la montagna incontra il mare, dove la terra e la vegetazione sono immersi in un trionfo di azzurro e blu marino, regalando un paesaggio mozzafiato tutto da esplorare ..e non a caso in questo posto è stato girato nel ’74 il film Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto! Spiagge e mare da favola, ma anche una roccia di qualità straordinaria per arrampicare, canyon da scoprire, chilometri di sterrati da fare in bici tra montagne e altopiani e, a picco sul mare, ci sono gli antichi sentieri dei carbonari. Il Golfo è davvero particolare, meglio dire unico: sembra essere stato spaccato a metà dalla natura stessa, una parte dolce e sabbiosa e l’altra aspra e selvaggia. La metà settentrionale è, infatti, bassa, costituita da lunghi arenili, dune costiere e pinete sul mare che si spingono morbidamente sino al suo limite nord, Punta Nera. La parte meridionale è quella più impervia e avventurosa, una costa irregolare ricoperta da una rigogliosa e variegata macchia mediterranea che si estende dalle terre selvagge del Supramonte sino al Capo di Monte Santu. Questi 40 km di scogliere a precipizio sul mare, con i suoi maestosi bastioni calcarei ricoperti da boschi secolari e, all’interno, suggestivi letti di fiumi asciutti che sembrano essere stati inghiottiti dall’altopiano carsico, sono il tratto più selvaggio e solitario della Sardegna, di un fascino e di un’imponenza da lasciare senza fiato. Il pregio di una natura così inospitale è che ha reso le spiagge del Golfo per secoli protette e inaccessibili via terra. Infatti, oggi, per visitare la maggior parte di queste magnifiche cale sabbiose circondate da pareti calcaree verticali e incise da profonde gole, sono necessarie ore di cammino in sentieri assolati oppure il noleggio di barche o gommoni. La bellezza e la differente morfologia del Golfo permettono di vivere il mare come da poche parti al mondo è possibile, offrendo un viaggio diverso e insolito nella Sardegna non solo Mediterranea ma anche nella “Sardegna Verticale” (Maurizio Oviglia) e nella “Sardegna Arcaica”: alla scoperta di cale, falesie, grotte e percorsi d’acqua, ma anche alla scoperta dei villaggi nuragici, villaggi preistorici e di siti archeologici, di sapori, di profumi e di colori della macchia, di ritorno alle origini e alla natura.
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Sardegna Mediterranea e Sardegna Verticale: un viaggio lungo la costa
L’approdo più comodo per raggiungere il Golfo è Olbia e dopo circa un’ora e mezza di provinciale verso sud, gli arrampicatori possono già assaporare la falesia sopra Dorgali con tutte le pareti attrezzate. Dorgali è famosa anche per il suo artigianato secolare, per il suo vino (particolarmente pregiato è il Cannonau della Cantina Sociale), per la ricchezza dei suoi costumi e per il suo folklore. Su ogni strada si affacciano allegri negozietti che offrono i pregevoli prodotti del suo artigianato: ceramiche, cuoio e pellami superbamente lavorati, tessuti, tappeti, rame sbalzato, filigrane d’oro e d’argento. Inoltre non si possono non gustare i genuini prodotti locali quali i culurgiones, i ravioli di mare, gli spaghetti alla bottarga del Golfo e i dolci tradizionali come la pistiddu, i biscotti pesca e al Caseificio si può trovare il vero pecorino sardo. A 7 km circa da Dorgali si trova Cala Gonone: bisogna superare l’oscurità della galleria che attraversa il monte Bardia per raggiungere questo Eden che si staglia contro il blu marino.
Cala Gonone, posizionato sulla ripida collina che scende fino al mare, sembra emergere tra la montagna e l’acqua e, infatti, l’etimologia del nome deriva dal sostantivo sardo nuragico “gonno” che significa terra emergente. Il posto è il “campo-base” ideale per la vacanza: bello, pulito e comodissimo. Soggiornando qui si ha la possibilità di vivere e conoscere a pieno la natura del Supramonte in tutti i suoi aspetti: qui c’è l’unico porto del Golfo dove è possibile imbarcarsi o noleggiare un gommone per le varie mete come le meraviglie delle Grotte del Bue Marino, Cala Luna e di altre cale più piccole raggiungibili solo via mare, fino ad arrivare alla celeberrima Guglia di Goloritzé, quasi alla fine del Golfo di Or0sei (i prezzi variano in base alla stagione da 120 a 80 euro al giorno più gasolio, se si riesce a formare un gruppo di 4-5 persone la spesa rimane dunque moderata), oppure in auto o in pullman per Oliena, Urzulei, Baunei etc. Ci sono pensioni, alberghi, ristoranti, un campeggio e un’area attrezzata per la sosta dei camper. Nonostante l’aumento in pochi anni di strutture ricettive per accogliere il turismo, l’architettura del paese non ne è stata deturpata: infatti il comune ha saggiamente ristrutturato e adibito a scopo turistico vecchie costruzioni e ha regolato cautamente le nuove costruzioni edilizie. Inoltre Cala Gonone gode dei benefici climatici del mare, con inverni miti ed estati calde, molto calde e asciutte! Spesso è battuta da forti venti di Maestrale, come il resto dell’isola, ma qui, per via della particolare posizione nel montuoso golfo, hanno una particolarità: il vento non è mai costante ma arriva a forti folate irregolari con direzione sempre variabile.
Cala Gonone, dagli anni 80′, è diventata un vero paradiso per il climber, un caso forse più unico che raro in Sardegna, poiché è un paesino contornato da decine di pareti e paretine e tutte di ottimo calcare. Facendo base in paese, tutte le pareti e le falesie sono infatti raggiungibili a piedi o distano al massimo in 5 Km. La frequentazione del luogo da parte di arrampicatori di punta ha fatto sì che le sue rocce vedessero concretizzarsi il primo 8a e il primo 8b della Sardegna. E non bisogna inoltre dimenticate la grande quantità di itinerari facili che costituiscono un’indubbia attrattiva per i principianti e che, secondo molti, è la vera forza trascinante del luogo. La prima parete che si incontra è la Poltrona, il cui nome deriva dalla sua forma: un bellissimo scivolo di placche grigie che ha appunto la forma di una gigantesca poltrona. E’ una meta obbligata per ogni arrampicatore, un grandissimo anfiteatro di calcare compattissimo dove si scala su vie in placca, che non raggiunge mai il verticale. La parete è alta da 20 a 170-200 metri ed è esposta a sud est, in estate, quindi, è inavvicinabile alla mattina, ma verso le è già in ombra. La chiodatura è prevalentemente a spit rock e fix con cordone e ci sono circa 60 vie.
Le Placche di Serendippo, ribattezzate il Budinetto data la somiglianza con il vicino Budino dei Giganti, sono una falesia di calcare bellissimo alta circa 80 metri, oggetto d’attenzione da parte degli arrampicatori fin dagli anni ‘70, è ideale per chi ama arrampicare su vie facili e ben protette. La parete, di caratteristica forma concava, ha circa 22 vie nessuna con difficoltà superiori al 6a e, con la sua esposizione a ovest, è preferibile affrontarla di mattina. Le placche di roccia perfetta, ovunque molto lavorata a gocce d’acqua, propongono una scalata rilassante e solare, resa ancor più piacevole dall’ottima spittatura effettuata da alcuni gruppi di arrampicata come l’Artrek di Cagliari e la Scuola Militare Alpina di Aosta. Grazie al loro lavoro il Budinetto è sempre più frequentato e sta insidiando il primato della Poltrona. Infine il grottone di Biddiriscottai è uno dei luoghi più caratteristici della Cala, almeno per quanto riguarda l’ambiente e lo stile di arrampicata. L’alta scogliera sul mare è caratterizzata da tagliente calcare rosso ed è un po’ fragile in alcuni punti. Qui si arrampica su tetti quasi orizzontali, a volte addirittura in discesa, in riva al mare, con la sabbia alla base delle vie ad alta difficoltà.
Inoltre, Cala Gonone offre la possibilità di effettuare numerose attività da abbinare all’arrampicata: corsi di sub, trekking, mountainbike, visita alle spiagge e alte grotte del litorale, speleologia, escursioni archeologiche, tennis grazie al circolo SardiniaTennis e non bisogna dimenticare lo splendido mare giustamente rinomato!
Tra le cale più note si devono assolutamente visitare Cala Fuili e Cala Luna. Le due cale sono imperdibili sia per gli amanti di snorkeling e di pesca subacquea, sia per i climbers. La prima è facilmente raggiungibile in auto, si percorre la provinciale litoranea 26 bis fino al termine dove si può parcheggiare. Piccola e suggestiva, la cala è incastonata tra alte pareti impervie ricoperte da ginepro e macchia mediterranea, chiusa alle spalle dalla solitaria Valle “Codula Fuili”. Scendendo la scalinata che conduce alla spiaggia fatta di arena e ghiaia, è possibile riscaldarsi sulla roccia, c’è un settore anche per bambini con vie dal terzo al quinto grado, chiodature sicure e molto ravvicinate e per chi vuole invece qualcosa di impegnativo ci sono due incredibili settori di strapiombi. Poi un bel bagno nell’incredibile trasparenza dell’acqua!
Invece la splendida Cala Luna è raggiungibile via mare oppure tramite un sentiero nell’entroterra di circa 5 km e con dislivelli non superiore ai 100 metri che parte proprio da Cala Fuili. La cala si trova alla fine di una gola, il letto di un fiume ormai asciutto ed è di una bellezza mozzafiato: circa 500 metri di sabbia chiara stretta tra irte e ripide pareti che, a livello dell’acqua, si aprono in grottoni, vero refrigerio nelle giornate più calde dell’estate e meta di arrampicatori che hanno sete di alta difficoltà superstrapiombante. L’errore costa un bel tuffo di qualche metro nel limpido mare blu. Mica male! All’estremità meridionale si distingue la punta dei Lastroni, fatta da spigolosi blocchi squadrati di pietra e oltre ancora s’intravede il promontorio Su Masongiu che protegge la cala dallo scirocco. Anche questi paesaggi sono immortalati nella pellicola della Wertmuller.
Da Cala Fuili si inizia un sentiero piuttosto semplice di circa 40 minuti (a camminata sostenuta 25 minuti) per raggiungere le famose grotte del Bue Marino, così chiamate per la denominazione comune data alla foca Monaca, che qui è stata vista fino agli anni ’80! Per tutelarle nel 1987 si era vietata la navigazione e qualsiasi attività umana nel Golfo ma purtroppo, in questa zone, è oggi estinta. La cavità è divisa da un’enorme colonna scavata nel mare in due rami molto differenti tra di loro che hanno uno sviluppo, nella montagna, di ben 5 km! Sono uno spettacolo di stalattiti e stalagmiti variegate, di laghetti di acqua dolce e salata, di tratti sabbiosi (dove le foche venivano a partorire) e perfino di resti di graffiti preistorici.
Proseguendo si scopriranno Cala Sisine (5 km da Cala Luna), Cala Biriola, Cala Mariolu, Cala dei Gabbiani. La prima è una spiaggetta di tondi sassi bianchi e rosa misti a sabbia a grana grossa sul retro in mezzo a possenti pareti a strapiombo sul mare. Il mare, di uno stupendo color turchese e di assoluta trasparenza, presenta un fondale particolarmente variegato che non annoierà gli amanti di snorkeling e i sub. La seconda è costituita da ghiaia fine e dorata e piccoli sassi rosati; è una vera piccola e selvaggia spiaggia che termina su scarpate detritiche e alti pareti dirupate, attorno un fittissimo bosco di lecci di Biriola. Di fronte, inoltre, sull’azzurro mare si alza uno spettacolare arco di roccia. Cala Mariolu è una distesa di piccolissimi sassi levigati e per questo viene chiamata ”ispuligi de nìe”, cioè polvere di neve. Intorno si alzano bianche pareti calcaree interrotte dalle rocce levigate dal mare, dal verde dei cespugli e da una piccola grotta. Il mare è di un’incredibile limpidezza e luminosità data dai chiari ciottoli che brillano sui bassi fondali. Separata da grossi scogli si sviluppa per 400 metri Cala dei Gabbiani costellata di piccoli scogli e grosse pietre calcaree. Le calette appena descritte possono essere raggiunte anche via terra attraverso percorsi trekking di più di tre ore o in mountain-bike da Baunei. Inoltre si consiglia di visitarle nell’arco della prima parte della giornata poiché da metà pomeriggio le spiagge sono in ombra. Andando ancora avanti si arriva a Goloritzè nel comune di Baunei in provincia d’Ogliastra, questa è una delle cale più rinomate del Golfo di Orosei: dominata dall’imponente guglia calcarea del monte Caroddi, tutt’attorno si estende una spiaggia di sabbia e ciottoli bianchi incastonata nel verde della macchia mediterranea, tra rocce erose dal vento e dalle onde che hanno scavato un suggestivo e pittoresco arco su un grande scoglio. L’imponente e maestoso obelisco naturale di roccia calcarea alto 144 metri che sovrasta la cala, rende unico e spettacolare il paesaggio e ne fa indubbiamente il luogo di arrampicata più bello e affascinante della Sardegna, una delle mete più ambite dagli arrampicatori di tutta Europa. Il monolito consente infatti un’impareggiabile arrampicata tecnica in un ambiente fantastico: un must per i free-climbers!
Anche sull’altra metà, quella settentrionale, ci sono mete imperdibili, ma è impossibile descriverle tutte perchè questo Golfo è veramente uno scrigno colmo di tesori. Da fare almeno un bagno è a Cala Cartoe, un paradiso di sabbia finissima e di mare incredibilmente trasparente. I sassi tra la sabbia e sul fondo del mare creano un continuo gioco di riflessi davvero spettacolare e non a caso la magnifica spiaggia ha ospitato il set cinematografico per il film americano remake della Wertmuller che vede Madonna protagonista. Anche Cala Osalla si trova più a nord ed è separata dalla spiaggia di Osalla da un costone roccioso. L’arenile ha sabbia dorata e mediamente sottile ed è protetto da bellissimi costoni rocciosi e dalla vegetazione mediterranea. Le sue acque sono trasparenti e azzurre e hanno un fondale basso. Il termine del Golfo di Orosei è Capo Comino, località situata nel comune di Siniscola, nella costa nord-orientale della Sardegna e che rappresenta l’estremo orientale dell’isola. Capo Comino deve la sua fama alla lunga spiaggia di sabbia bianca e finissima alle cui spalle si trovano le più grandi dune della costa orientale sarda e di fronte l’Isola Ruja, scoglio di porfido rosso raggiungibile a nuoto o a piedi. A sud il paesaggio cambia ancora, presentando una costa rocciosa alla cui estremità orientale è situato il faro, in prossimità del capo da cui prende nome l’intera zona. L’area è di grande interesse naturalistico e le spiagge, i fondali e l’acqua cristallina ne fanno una rinomata attrazione turistica, nonostante la presenza di foglie di posidonia spiaggiate; proprio la perfetta conservazione del sistema dunale l’ha resa lo scenario selvaggio ideale più utilizzato non solo nel film della Wertmuller ma anche nel film Black Stallion di Carroll Ballard.
A sud di Capo Comino, nel tratto costiero granitico nord orientale della Sardegna, si trovano tre zone umide che disegnano scenari incantevoli, vere e proprie oasi. Si tratta degli stagni di Berchida, alimentato dal Rio omonimo, di Bidderosa, occasionalmente alimentato dal mare e di Sa Curcurica, alimentato da Rio Pischina e Rio Sa Mela. Fra questi è particolarmente interessante lo stagno di Sa Curcurica (che in sardo significa “la gallinella d’acqua”), poiché ha come quinte scenografiche le ripide colline di granito rosa ricoperte da pinete e macchia mediterranea: un panorama mozzafiato, considerando anche i colori smeraldini dello stagno, irrorato da un mare particolarmente limpido. In queste acque vive una grande varietà di uccelli migratori e non: dal cormorano alla garzetta, dall’airone al fenicottero, dal cavaliere d’Italia al martin pescatore e non mancano gli anfibi e i rettili, come il rospo smeraldino, la raganella sarda, la testuggine d’acqua. Lo stagno è compreso in un’area protetta dall’Ente Foreste che si estende su 860 ettari ma intorno si possono trovare diversi punti di ristoro e hotel.
Sardegna arcaica: traversata del Supramonte verso il Canyon di Gorroppu
Visitare l’entroterra del Golfo significa attraversare i sentieri del Supramonte, il vasto sistema montuoso di origine calcarea che si estende dalle pendici del Gennargentu sino al Golfo di Orosei. Significa, ovvero, affrontare un viaggio nel passato, in una terra fantasma e selvaggia, ormai restituita alla natura, intatta e silenziosa. Ma prima di questa affascinante esperienza è d’obbligo visitare Orgosolo, comune che sorge nel cuore della Barbagia del Supramonte. Caratterizzato da spettacolari paesaggi collinari e montuosi, il Paese si è fatto conoscere in tutto il mondo per molte peculiarità: alla fine dell’Ottocento, il suo nome si diffuse in Europa per i numerosi episodi del cosiddetto banditismo (nel film Banditi a Orgosolo, di Vittorio De Seta del 1961, si descrive la dura lotta contadina e pastorale per la difesa delle terre contro gli espropri da parte dello Stato). Altra caratteristica sono i murales dipinti sulle facciate delle case e sulle rocce intorno al paese, con contenuti sociali, artistici e politici. Il primo murale fu realizzato nel ’69 da un gruppo di anarchici milanesi, che si firmarono “Dioniso” e in seguito si aggiunse il contributo di molti altri artisti fra i quali il pittore orgolese Pasquale Buesca e il gruppo culturale locale “Le Api”. Al momento si contano più di 150 murales che ormai fanno parte integrante dell’immagine del paese, attirando migliaia di turisti. Orgosolo ci tiene molto alle proprie tradizioni e costumi, il suo coro a tenore (canto corale barbaricino) è patrimonio dell’umanità per i suoi aspetti ancestrali; da visitare è la chiesa di San Pietro, il patrono del paese, e in particolare il suo campanile Quattrocentesco e per gli appassionati di trekking si consiglia l’escursione presso la Foresta di Montes, dove sono presenti Is pinnettos, ossia antiche capanne di pastori usate come rifugi e la visita al Museo Naturalistico del Supramonte.
Prendendo la statale 125 da Cala Gonone ci si ritrova in una strada panoramica e piena di curve che scorre lungo il Supramonte. Da questa strada è possibile ammirare dall’alto la bellezza circostante e rendersi conto della morfologia di questo territorio, alquanto complessa e accidentata! Il bianco paesaggio è infatti segnato da lunghe còdule (grandi canaloni calcarei che a volte giungono sino al mare), da strette gole, profonde doline, suggestive grotte e inghiottitoi, ampi pianori, alte pareti a falesia e cime che superano i mille metri di altezza. Inoltre è tutto ricoperto da una fitta macchia mediterranea di specie tipiche quali la fillirea, le eriche, i cisti, il lentisco e ancora l’oleandro, il pero selvatico, il terebinto, l’acero trilobo, la ginestra, i tassi millenari e le grandi foreste primarie di leccio. É questo l’habitat ideale per diverse specie della fauna sarda, in particolare il muflone, il cinghiale e l’immancabile pascolo di pecore e capre.
Quando si calpestano per la prima volta i sentieri del Supramonte, il vero cuore selvaggio dell’isola di Sardegna, si percepisce immediatamente un senso di isolamento e di distacco dal mondo reale quotidiano. Una sensazione che poi matura ed evolve fino a diventare amore per un territorio che si dimostra primordiale e selvaggio. Ogni viaggio attraverso il Supramonte non può che condurre a riflessioni e ammirazione per coloro che in queste aspre lande vivevano isolati e lontani dei centri abitati. Un ambiente così aspro e inospitale non ha consentito grossi insediamenti stabili, è dunque sorprendente la quantità di siti archeologici di epoca preistorica integrati in modo quasi naturale con l’ambiente che testimoniano la presenza millenaria dell’uomo. Terra arida, dove le acque scorrono nel sottosuolo e dove solo i pastori sono riusciti a insediarsi, conservando e tramandando di generazione in generazione il “segreto” dell’acqua. I pastori che con la loro capacità di adattamento hanno lasciato in queste terre pochi segni e capanne, preziosi ancora oggi agli escursionisti che vi si avventurano: cuiles (ovili), presettos (raccolte d’acqua) e pochi interventi lignei per migliorare sentieri altrimenti impraticabili. Vivere l’esperienza di un lungo trekking immersi nel Supramonte è un’avventura indimenticabile anche se non mancano piccole controindicazioni: assenza di segnaletica, rari punti di sosta attrezzati, difficoltà di reperimento di fonti di approvvigionamento idrico e scarsa copertura GSM.
Camminando sul Supramonte è possibile raggiungere uno dei più profondi canyon d’Europa, una faglia tettonica nominata la gola di Gorropu. Ci sono diversi percorsi escursionistici di poche ore, immersi nella boscaglia mediterranea per arrivare a questa imponente voragine naturale che si è originata grazie all’intensa azione erosiva provocata delle acque del Rio Flumineddu, che demarca il confine tra i comuni di Urzulei e Orgosolo. Il fiume prosegue oltre la gola, aprendosi in minuscoli laghetti e uscendo in basso verso la valle di Dorgali dove alimenta diverse sorgenti. Con le sue enormi pareti verticali che superano i 400 metri di altezza, la profonda fenditura è uno dei simboli più affascinanti e impressionanti dei monti del Gennargentu e una meta per gli scalatori. E’ una ferita strettissima scavata nel corso di millenni che offre un paesaggio di particolare bellezza e che proprio per questo ha dato vita a strane leggende: si dice che, dal punto più stretto e oscuro della gola, dove le pareti si ergono verticali superando i 400 metri, sia possibile vedere le stelle in pieno giorno. Un’altra dice che, nelle scoscese pareti, sboccino di notte, i magici fiori della “felce maschio” ma solo ai più coraggiosi è dato coglierli, calandosi dal Supramonte di Orgosolo.
Per saperne di più
- Alp, Mensile anno IV, n.ro 38, 1988
- Alp, Mensile anno XVII, n.ro 193, maggio 2001
- Pietra di luna la guida di Maurizio Oviglia, Fabula, Cagliari, 2011.
- www.calagononeonline.com
- www.sardegnaturismo.it
- www.ciaosardinia.com
- www.climbers.altervista.org
- www.sardiniaclimb.com
- www.insidesardinia.blogspot.it