Eolie, le isole nate dal fuoco
L’arcipelago delle Eolie, situato a sud-est del mar Tirreno, fu così chiamato dai greci poiché ritenevano che fosse la dimora del dio dei venti, Eolo. Secondo la mitologia greca, Eolo riparò su queste isole e diede loro nome, grazie alla sua fama di domatore dei venti… e in effetti queste isole appaiono un magico universo che mozza il fiato, dove le vicende di uomini si intrecciano con quelle delle divinità su un palcoscenico fatto di paesaggi vulcanici, di acque cristalline e color zaffiro, di solfatare, di sabbie nere, di scogliere imponenti e maestose dalle insolite forme, di montagne bianche che riflettono la luce del sole e di crateri fumanti. Un paradiso tra terra e mare che il suo popolo ha saputo tutelare e farne vanto di una cultura millenaria che racchiude la storia del nostro Mediterraneo.
L’arcipelago è costituito da sette, tutte straordinarie, isole vulcaniche. Oltre che per l’atmosfera mitologica, le Eolie seducono per il loro patrimonio storico-culturale, commistione perfetta e armoniosa di passati lontani fatta di tante e diverse dominazioni, ma anche per le loro ricchezze naturali, per i colori, profumi e sapori. La complessa morfologia delle Eolie, dovuta all’attività eruttiva, mostra tutta la potenza della natura: le coste alte, aspre e piene di dirupi rendono difficili la realizzazione di approdi, mentre la parte interna, prevalentemente montuosa, è disseminata di crateri e fumarole. Anche i colori sono protagonisti di questo scenario: tra il rosso, il nero della lava solidificata e il giallo dello zolfo spunta il verde di una vegetazione cespugliosa fatta di carrubo, mandorlo, olivo, fico, ginestra e piante di capperi.
A soli 20 km dalla costa settentrionale della Sicilia si incontra la prima isola delle Eolie, Vulcano, una splendida isola che deve la sua esistenza alla fusione di più vulcani. Nell’antichità venne chiamata “Therasia” ovvero terra calda, poi “Hiera”, perché sacra al dio Vulcano. Secondo la mitologia greca l’isola era la sede delle fucine di Efesto, dio del fuoco, della tecnologia e della metallurgia. La tradizione mitologica romana identifica Efesto con il dio Vulcano, da cui deriva il nome attuale dell’isola in cui forgiava le armi per gli dèi con l’ausilio dei Ciclopi. Qui la realtà supera la leggenda: Vulcano, tra tutte, è l’isola che più rimanda a quell’ideale rapporto tra l’uomo e la natura primordiale. Una piccola terra scura e calda tra l’azzurro del cielo e il blu del mare, disseminata di fumarole che caratterizzano fortemente l’ambiente, di profumi acri e intensi, di scogli bruni e di spiagge nere che finiscono in acque sulfuree bollenti.
Il più grande dei vulcani di quest’isola è il Vulcano della Fossa (o Gran Cratere o Cono di Vulcano), alto 386 metri, con pendici molto ripide, con a nord un cratere spento, detto Forgia Vecchia, a nord-ovest una recente colata di ossidiana del 1771, detta le Pietre Cotte e a nord-ovest il cratere ancora attivo. Il Gran Cratere non ha mai cessato di dare prova della propria vitalità anche se l’ultima eruzione si è verificata tra il 1888 e il 1890. Gli altri vulcani sono Vulcanello (123 metri) a nord, il meridionale Monte Aria (500 metri), completamente inattivo, che forma un vasto altopiano costituito da lave, tufo e depositi alluvionali olocenici e il Monte Saraceno (481 metri).
Il Vulcano domina l’isola e la sua cima è raggiungibile a piedi attraverso un cammino non faticoso e molto suggestivo, poiché la sua pietra rossa e gialla ocra regala scenari marziani e l’intenso odore di zolfo e le fumarole fanno pensare di essere entrati davvero nel regno del fuoco di Efesto.
A circa 300 metri dal Porto di Levante si innesta il sentiero che sale lungo il fianco della montagna sino alla sommità del Gran Cratere della Fossa, da cui si può ammirare uno splendido panorama di tutte le isole e della costa siciliana. In primo piano si vede la penisola di Vulcanello, di fronte Lipari con a sinistra Salina, in lontananza Filicudi (nei giorni particolarmente limpidi si intravede anche Alicudi) a destra Panarea, affiancata dai suoi isolotti, e sullo sfondo Stromboli. Consiglio anche la passeggiata di circa 2 Km per raggiungere la contrada di Lentia, posta nella parte nord occidentale dell’isola, dalla quale si possono ammirare l’Etna e le isole dell’arcipelago e, percorrendo una stradina in ripida discesa, si arriva a una caletta meravigliosa dall’acqua cristallina e di un incredibile azzurro. Da visitare anche, a circa 7 Km dal Porto di Levante, Vulcano Piano, che rappresenta la parte alta e pianeggiante dell’isola. Da lì, percorrendo un sentiero in direzione nord, si raggiunge Capo Grillo dal quale, nelle giornate limpide, si ammirano le isole vicine, la chiesa dei S. Angeli Custodi, costruita negli anni ’30 e le Grotte Ferlazzo dove da oltre dieci anni si celebra il presepe vivente. Infine, seguendo la strada dal piano verso il sud dell’isola, si arriva al piccolo borgo di Gelso, caratteristico per il suo faro e per la bellissima spiaggia dalla sabbia scura.
L’isola minore, congiunta tramite un sottile istmo all’isola madre per via di un’antica eruzione, è Vulcanello. Qui è possibile visitare la Valle dei Mostri, così chiamata per via della suggestione creata dalla penombra del tramonto che rende enigmatiche e sinistre le forme delle rocce, facendole assomigliare a fiere e figure mostruose.
La pozza dei fanghi e le acque termali dell’isola di Vulcano, sulla spiaggia di Porto Levante, sono un fenomeno unico nel suo genere, che, per via dei suoi effetti benefici e terapeutici (così si dice), sono da sempre state una delle principali attrattive dell’isola di Vulcano. Particolarmente suggestivo è il fenomeno naturale delle sorgenti termali per cui l’acqua e il fango vengono riscaldati dal calore dell’anidride solforosa prodotta dalle fumarole più deboli. La pozza dei fanghi è perennemente alimentata da caldi rivoli sorgivi ed è attorniata da una serie di fumarole, attorno all’apertura delle quali precipitano cristalli di zolfo puro, che si prestano a una terapia inalatoria. In alcuni punti l’acqua marina bolle, pertanto, d’estate, è consigliabile immergersi verso il tramonto, quando l’aria si rinfresca. É un’esperienza veramente rilassante e dopo un po’ anche l’olfatto si abitua all’odore acre dello zolfo.
L’isola di Vulcano è nota anche per le spiagge nere del Porto di Ponente, chiamate così per il colore della sabbia di origine vulcanica. L’acqua limpida del mare fa da specchio a questo nero intenso e brillante delle pietruzze laviche. Da non perdere, da questa parte, il magnifico tramonto su Filicudi.
L’isola è quindi bellissima da visitare ma, per gustarsi meglio la sua impervia e frastagliata costa, conviene noleggiare un’imbarcazione con la quale effettuare il periplo e raggiungere la vicinissima isola di Lipari e poi di Salina (solo per il giro di vulcano basta una barca piccolina che costa 100 euro al giorno circa, per visitare anche Lipari, Salina oppure Panarea bisogna affittare quella da 140,00 al giorno; chi desidera può invece prenotare l’escursione organizzata). Le prime due cale che si incontrano, partendo dal Porto di Ponente e andando verso sud, sono Cala Formaggio e di Mastro Minico. Separate da promontori lavici, queste offrono, con i loro pendii scoscesi e le loro limpidi acque blu, uno scenario straordinario.
Proseguendo verso sud, si può ammirare la parte di costa più bella e frastagliata dell’isola, piena di anfratti e cavità (i pescatori di Vulcano dicono che le coste di ponente delle Eolie, essendo maggiormente esposte ai venti, sono sempre le più belle) e si giunge alla fantastica Grotta del Cavallo. Si può entrare nella grotta ammirando la volta e fare un bagno davvero suggestivo: il riverbero del sole crea giochi di luce nell’acqua cristallina azzurro e blu cobalto e sulle pareti della grotta, tanto da poter scorgere magicamente un cavallo. Sulla sinistra della grotta si apre la piscina di Venere, una vasca naturale dalle acque poco profonde e limpidissime di un incredibile color verde smeraldo, dove si può fare un bagno indimenticabile e vedere una moltitudine di pesci colorati e una ricca e variegata flora. Si susseguono Capo Secco con il suo Scoglio Quaglietto, ovvero scoglio del gabbiano. Questa sembra essere la meta ambita dagli escursionisti subacquei per via dei suoi fondali suggestivi che assumono colori incredibili e sono teatro di effetti luminosi provocati da una fessura laterale molto profonda. All’altezza dello scoglio si trova infatti la grotta più ampia alta dieci metri, larga tre e profonda circa venti che, come dicono i pescatori, rappresenta la tana di branchi di gamberetti. Proseguendo lungo la costa piena di strapiombi e formazioni laviche orizzontali solcate da canaloni, si raggiunge una bassa lingua di terra dove appare la torre bianca del Faro Vecchio. Questa è “Scario”, scalo di Gelso, dominata da un faro molto suggestivo e dalla quale è possibile ammirare la costa saracena e nelle giornate terse, il Monte Etna. Il mare che la bagna è azzurro, limpido e trasparente. Subito dopo si trova una caletta di sabbia nera, un posto incredibile dove la macchia mediterranea incontra la terra nera dei vulcani e infine l’acqua cristallina e trasparente di un mare incontaminato. Questo paradiso è raggiungibile anche percorrendo una ripida discesa a piedi, è possibile infatti lasciare il motorino o l’auto sulla strada principale per avventurarsi tra le ginestre e i fichi d’India. Tra Punta dell’Asino e Punta Bandiera vi è la spiaggia di Cannitello, una baia più piccola, anch’essa di sabbia nera, molto riservata e tranquilla. Da qui si ritorna verso il Porto di Levante. Arrivando all’altezza di Punta del Grillo si ammira la roccia dove la colata lavica ha creato una serie di piccole e splendide grotte. Il luogo è bellissimo per i giochi di luce e la presenza di una sorgente di acqua calda. Poi il bastione di Punta Luccia e subito dopo si apre la Cala Rossa, dai profondi fondali, con Punta Roja in corrispondenza di uno scoglio con la statua della Sirenetta.
A nemmeno un km di distanza, si raggiunge via mare, l’isola eoliana più grande, Lipari. Quest’isola è anche la più popolosa dell’arcipelago. La cittadina si sviluppa ai piedi della imponente rocca del Castello, unica acropoli greca, tra Marina Corta e Marina Lunga. In queste due frazioni hanno luogo gli approdi per gli aliscafi e per le navi. L’isola è la parte emersa di un grande apparato vulcanico alto circa 1600 metri, di cui 1000 m costituiscono la parte sommersa, facendo del monte Chirica (602 metri) la vetta più alta. Da un punto di vista vulcanologico, Lipari deve considerarsi ancora un vulcano attivo, attualmente però le uniche testimonianze dell’attività vulcanica sono rappresentate da fumarole (fra Timpone Pataso e Timpone Ospedale) e sorgenti termali (Terme di San Calogero e località Bagno Secco). Le fumarole sono responsabili della formazione delle cave di caolino che si trovano nella zona occidentale dell’isola.
Un porto meraviglioso, chiamato di “sottomonastero”, offre il benvenuto ai suoi visitatori: arrivando in barca si presenta un panorama che va dalla baia di Marina Lunga e Marina Corta, fino al cuore di Lipari incastonato tra monte Sant’Angelo e monte Gallina. Di sera regala un’atmosfera magica con tutta la sua bellezza e il suo fascino di tempi passati. Ogni civiltà che vi si stabilì lasciò un’impronta indelebile nell’architettura dell’area e la sovrapposizione dei resti delle culture susseguitesi nel corso dei secoli rende questo posto unico e un vero e proprio paradiso per gli archeologi che hanno rinvenuto numerosi siti in perfetto stato di conservazione, tanto da rendere il luogo uno dei cardini per la ricostruzione delle preistoria nell’area Mediterranea. Alla vista appare subito la poderosa cinta muraria cinquecentesca del Castello. La fortezza sorge su un promontorio naturale tra le due insenature e si affaccia sul mare innalzandosi fino all’altezza di 50 metri. La sua costruzione risale a tempi remoti, con una torre facente parte delle fortificazioni greche del IV-III secolo a. C. e con torri medioevali del secolo XIII° e cortine murarie di epoca spagnola. All’interno della cinta resti archeologici e la Cattedrale normanna del 1084 rimaneggiata in varie epoche, fino al 1861 con la facciata in stile barocco. Per innamorarsi di Lipari consiglio, anche qui, il giro in barca: dal mare si possono ammirare le bellissime coste e gli splendidi fondali e avanzando si gode della vista delle misteriose e imponenti grotte, spiagge, baie e rocce a picco sul mare.
Dal porto verso nord, costeggiando la parte orientale dell’isola, s’incontra la spiaggia Canneto. Particolarmente ghiaiosa e in minima parte mista a sabbia, questa spiaggia è chiusa in una baia suggestiva e regala immersioni in acque cristalline e limpide. Il caratteristico colore bianco, che conferisce al mare un intenso color turchese, è dovuto alla presenza di giacimenti di pomice, di cui restano traccia nelle antiche strutture, ruderi delle infrastrutture minerarie.
Qui il fondale marino, costituito dai sedimenti della pomice, è uno spettacolo unico al mondo per ogni turista: è particolarmente caldo, di un turchese intenso e su di esso si allungano dei pontili usati, un tempo, per il trasporto dei beni estratti. La zona delle cave di ossidiane e di pomice sono davvero suggestive con le sue acque cristalline che fanno da specchio al panorama bianco accecante della costa.
Ancora più a nord si estende Spiaggia Porticello. Si tratta di una spiaggia attrezzata particolarmente ghiaiosa, caratterizzata anche qui dalla presenza di pomice bianca. A sinistra dal mare si possono ammirare le cave di Campo Bianco e a destra, invece, come contrasto al bianco della pomice, la rilucente colata nera di ossidiana delle Rocche Rosse.
Sulla costa settentrionale dell’isola c’è la Spiaggia di Acquacalda. Un paesaggio naturale da mozzare il fiato con la sua pietra pomice da sfondo, il chiaro litorale ghiaioso e le sue acque blu intenso.
Proseguendo nella circumnavigazione dell’isola s’incontrano gli scogli delle Torricelle, Pietra di bagno e Punta del Palmeto. Il versante occidentale dell’isola è la parte più incontaminata: suggestive insenature, piccole baie dal mare cristallino color smeraldo e turchese, rocce a picco sul mare e grotte raggiungibili unicamente dal mare. Si prosegue per Punta delle Fontanelle e la Punta delle Grotticelle fino a giungere alla spiaggia di ciottoli di Valle Muria.
Questa spiaggia, con le sue meravigliose insenature che si affacciano su un mare cristallino e come cornice una natura ricca e variegata, viene considerata tra le più belle spiagge delle Eolie. La sua estensione conferisce una forma allungata e sembra abbracciata dai promontori rocciosi. La suggestione del posto, al di là della bellezza propria, è data dal panorama mozzafiato che offre: i colori superbi e meravigliosi dei Faraglioni di Pietra Lunga e Pietra Menalda e lo spettacolo prosegue allungando lo sguardo verso Vulcano. I suggestivi faraglioni di Lipari sono due spine vulcaniche, ovvero ciò che rimane di edifici vulcanici che smisero di eruttare in epoca antica. Gli agenti atmosferici cominciarono allora a eroderne le pendici, fino a farle scomparire completamente. Rimasero soltanto due torri di magma solidificato impressionanti. Qui tutto il litorale è caratterizzato da sabbia scura e pietra rossa per la presenza della roccia tufacea.
All’estremità meridionale dell’isola, vicina a Punta Crepazza, è situata la famosa Plaia di Vinci. Questo paradiso incontaminato è raggiungibile solo in barca. La sua caratteristica è quella di essere particolarmente sabbiosa con la presenza di qualche ciottolo.
Dopo Lipari si parte per visitare Salina che venne chiamata dai greci Didyme (gemelle) per il profilo dei due monti che la costituiscono. Salina, situata in posizione centrale rispetto all’arcipelago, è separata da Lipari da un canale largo 4 km e profondo fino a 330 metri. Salina è il giardino delle Eolie: accogliente oasi verde che ammalia per la lussureggiante natura e per le sue tradizioni gelosamente custodite. La vocazione contadina dei suoi abitanti è ben evidente sul territorio, sapientemente plasmato e coltivato a vigneti di malvasia, arbusti di capperi, agrumeti e giardini in fiore, espressione di un popolo che ha mantenuto la propria identità e i propri costumi. L’isola è composta da tre comuni: Santa Marina, Malfa e Leni. Santa Marina è sede del porto commerciale e del porto turistico, comprende anche la frazione di Lingua, dove si trova un laghetto di acqua salmastra dal quale anticamente veniva ricavato il sale. Leni si estende sul versante sud-ovest dell’isola e comprende la frazione collinare di Val di Chiesa e quella marina di Rinella, dove ha sede l’omonimo porto commerciale e un campo boe turistico. L’ultimo comune è quello di Malfa che si estende nella parte nord dell’isola e comprende le frazioni di Pollara e Capo Faro. Anche qui vi attendono un mare incontaminato, silenzi irreali, affascinanti tramonti e un tripudio di colori, profumi e sapori. Facendo il giro in barca dell’isola è possibile ammirare le sue bizzarre formazioni rocciose e i suoi centri abitati con le tipiche abitazioni bianche che caratterizzano l’intero periplo. Da Lipari in circa 15 minuti di navigazione si arriva alla parte sud ovest di Salina. Da Santa Marina, proseguendo verso nord, in pochi minuti si raggiunge lo Scoglio Cacato, posto in cui è possibile scorgere la natura vulcanica di questa baia immersa in acque particolarmente trasparenti e cristalline. La tappa successiva è Capo Faro, caratterizzata da un’alta scogliera a strapiombo sul mare sormontata da un faro. Situata nel comune di Malfa, la Spiaggia dello Scario dista solo cinque minuti a piedi dal centro abitato e si tratta di una spiaggia composta da ciottoli e sassi levigati, immersa in una natura rigogliosa e bagnata da un mare cristallino. La spiaggetta è ideale per coloro che amano comodamente fare il bagno, a causa della sua conformazione che facilita l’ingresso in acqua.
Proseguendo si potrà ammirare il suggestivo arco di roccia vulcanica plasmato dal mare e dal vento che apre la strada alla meravigliosa baia di Pollara, che sorge sopra la restante parte di un cratere inabissato. La Spiaggia di Pollara è situata sull’estremità nord-occidentale dell’isola, nei pressi del paesino dall’omonimo nome. La spiaggia, che si estende sotto una ripida scogliera a forma di anfiteatro, è uno dei luoghi più affascinanti di tutte le Eolie. A nord vi è la baia “Balate” chiusa dal Perciato, un promontorio dove sono visibili i rifugi scavati nel tufo, ed è dominato dal Faraglione di Pollara. A sud è chiusa dal Filo di Branda, un’imponente scogliera a picco sul mare di color rossastro. All’insenatura si può accedere anche a piedi, tramite una ripida scalinata che attraversa la casa ormai denominata del Postino, poiché vi fu ambientato l’omonimo film. Dalle alte pareti di roccia chiarissima, si raggiunga il breve litorale di sassi e ghiaia scuri e, poi, il mare limpido e cristallino dove si fa il bagno in un preistorico cratere sommerso di cui ancora son ben visibili i resti plasmati dal fuoco, dal vento e dal mare. Costeggiando l’isola verso sud, si presenta un susseguirsi straordinario di piccole insenature, pareti a picco, grotte incastonate nella lava fino ad arrivare alle Grotte di Racina, dove comincia a essere visibile Leni su un altopiano a circa 200 metri di altezza. Poi si arriva a Rinella, piccolo borgo di pescatori dove è presente l’unica spiaggia sabbiosa dell’isola, sormontata da grotte scavate nella roccia che servivano da ricovero per le barche. Nei fondali bassi e sabbiosi, oltre alla flora e alla fauna marina, è possibile osservare l’attività vulcanica che consiste in fenomeni chiamati sconcassi che si manifestano con l’emanazione di gas e vapori dal fondale. L’itinerario prosegue costeggiando le pendici dell’imponente Fossa delle Felci fino a giungere a Punta Lingua, dove è possibile ammirare il laghetto salato, il faro che lo sovrasta e le piccole abitazioni che sinuosamente contrastano con la natura circostante. L’ultimo tratto di costa, passante per le spiagge delle Canne e il Pozzo d’Agnello fino al porto di Santa Marina, si presenta pianeggiante.
Panarea appare a una prima vista come un piccolo arcipelago tra Stromboli e Lipari: isolotti e scogli che dal mare emergono dando luogo ad uno dei posti più fascinosi dell’intero mediterraneo. Panarea è certamente anche la più piccola e graziosa delle isole Eolie, un angolo di mondo veramente idilliaco. Tutta l’isola è cosparsa di piccole case intonacate di bianco con colonne e pergolati, accanto alle quali ordinati giardini fanno posto a un rigoglioso fico o un carrubo. É piena di stretti vicoli, dove è impossibile far passare un’auto e continui saliscendi che si aprono d’improvviso a meravigliose vedute panoramiche. Particolarmente bello, dietro la chiesa, è il gruppo del Timpuni con le sue rocce, i sorbi selvatici, gli ulivi, le canne e la bella vista sulle isole di “Basiluzzu e Dattilu”. In barca, da Lipari, ci vogliono circa 45 minuti di navigazione per raggiungere Panarea. La spiaggia, situata nei pressi del villaggio preistorico di Punta Milazzese a sud-ovest del molo di San Pietro, è anche raggiungibile a piedi in 30 minuti seguendo la strada che passa a Drautto. La baia è a forma di anfiteatro delimitato ai lati da stravaganti formazioni rocciose che creano così una piscina naturale. Questa cala viene definita come una delle baia più belle non solo dell’isola ma dell’intero arcipelago, le acque che la bagnano assumono strabilianti colorazioni che variano dal verde smeraldo, al turchese al blu intenso.
Proseguendo verso est si incontra una caratteristica piccola insenatura, il Puortu Drauttu, dove le rocce sporgenti creano quasi una mezza luna. Qui c’è la Cala degli Zimmari, che è anche raggiungibile in 20 minuti a piedi dal porto, percorrendo la stradina che conduce inizialmente a Drautto e prosegue per il villaggio preistorico. La cala è l’unica spiaggia sabbiosa dell’isola di Panarea e viene anche chiamata spiaggia rossa per il suggestivo colore del suolo che assume tonalità rossastre. Questo rappresenta il porto principale di Panaria, dove le piccole navi possono ancorare abbastanza al sicuro. Continuando verso nord-est si raggiunge la spiaggia di Calcara, una delle più suggestive per via dell’inconfondibile aroma vulcanico che si respira: infatti sorge su un cratere estinto ed è nota soprattutto per le innocue fumarole che dal suolo elevano i gas, rendendolo scottante, modificandone la cromia e creando dei solchi nel terreno. Se si ha la possibilità sono da visitare con calma tutti gli isolotti di Panarea, situati in buona parte sul versante orientale dell’isola, e che costituiscono un unico complesso vulcanico sottomarino: Basiluzzo, Bottaro, Lisca Bianca, Dattilo e Lisca Nera.
Questa è la perla nera, con le sue alte scogliere spezzate da piccole spiagge di sabbia nerissima alternate da insenature e grotte e con le sue bianche case mediterranee, le sue palme, ulivi e agrumi che si poggiano sopra un aspro cono vulcanico, immerso in un mare blu intensissimo. “Iddu”, come viene chiamato dagli abitanti dell’isola, è un incredibile vulcano a picco sul mare, ancora attivo. Il vulcano, che ribolle durante il giorno, sovente offre uno spettacolo suggestivo e unico che raggiunge l’apice durante la notte con esplosioni e lanci di lapilli dove un cielo costellato fa da sfondo. Se non si soggiorna a Stromboli, per visitare l’isola via mare è necessario prenotare un giro dell’isola, ma innumerevoli sono le ditte che si occupano di questo (Il giro in barca di Panarea e Stromboli costa circa 30 euro a persona). Appena sbarcati a punta Scari, si arriva alla Spiaggia di Piscità, luogo in cui è situato l’approdo. Qui si nota subito il fascino di quest’isola immersa in colori e odori unici al mondo. Uscendo dal porto vi è una strada che si immette direttamente all’interno del centro abitato; questa ripida salita si immerge tra il verde dei fichi d’india, le piante di capperi e i coloratissimi gerani e buganville, fino ad arrivare a piazza San Vincenzo da cui prese il nome dalla omonima chiesa situata in questo luogo. Affacciandosi dalla piazza si apre la veduta del porto e della spiaggia di Scari con lo Strombolicchio, il vulcano più vecchio dell’Eolie, (oggi rimasto solo il neck, il condotto eruttivo saturato dalla lava solidificata). Da questa piazza parte una salita orizzontale che conduce sulla cima dello Stromboli, il sentiero fino a quota 450 si presenta molto semplice, il tratto successivo detto Liscione si presenta leggermente più impegnativo, il passaggio si fa roccioso e franoso e, per via dei numerosi turisti, hanno reso questo tratto obbligatorio di una guida che faccia da accompagnatore. Ci si ritrova in un paesaggio lunare dove i crateri in continua attività eruttiva dominano l’isola. Il percorso prosegue fino ad arrivare alla cima dello Stromboli, seguendo il sentiero sino a Pizzo per poi proseguire verso Vancori. A strapiombo su Ginostra, lassù, nelle giornate di buona visibilità, è possibile vedere la costa siciliana, l’Etna, lo Stretto di Messina e parte della costa calabra fino a Scalea. Ritornando alla chiesa di San Vincenzo percorrendo la via Vittorio Emanuele, si trova la casa dove Roberto Rossellini e Ingrid Bergman, soggiornarono durante le riprese del film Stromboli Terra di Dio nel 1949 e si innamorarono. La strada spezzata da piccole vie che conduco al mare, piene di fascino e ricche di scorci imperdibili, conduce alla chiesa di San Bartolomeo, struttura realizzata nel 1801.
A ridosso dell’approdo vi è la grande spiaggia di Scari composta da ciottoli lavici e separata in due parti dal molo. La spiaggia situata in un punto strategico, proprio sotto l’agglomerato urbano di San Vincenzo, offre una visuale unica dello Stombolicchio. La parte nord rispetto al molo, in parte è destinato come ricovero barche, quella sud invece si distende per circa un km fino ad arrivare alla spiaggia di Forgia Vecchia. Il litorale è bagnato da acque limpide e cristalline.
A nord di Scari invece vi si trova la spiaggia di Ficogrande, l’unica attrezzata con punti di ristoro, ombrelloni, sdraio e un campo da beach volley, vi troverete di fronte lo Strombolicchio cosi vicino che vi sembrerà poterci arrivare a nuoto. La spiaggia, la più frequentata dell’isola, è composta da ciottoli vulcanici e sabbia nera ed è bagnata da un mare di un azzurro intenso.
A un miglio da Stromboli, un piccolo isolotto vulcanico, si staglia come una fortezza e rappresenta il punto più settentrionale di tutta la regione siciliana. Aspro, inabitato, lo Strombolicchio si erge fino a 50 metri di altezza. Il piccolo satellite fa parte della medesima piattaforma geologica ed è un raro esempio di collo vulcanico (neck). Le sue origini risalgono a circa 200.000 anni fa e costituisce il primo complesso vulcanico di Stromboli. La bocca eruttiva, non trovando più vie di sfogo attraverso la crosta terrestre, si spostò leggermente creando circa 100.000 anni fa l’edificio vulcanico di Stromboli. Proseguendo nel giro dell’isola si arriva alla Sciara del Fuoco, un canalone polveroso dove i detriti eruttivi si riversano. Uno dei momenti più affascinanti per viverla è durante il tramonto. Continuando si arriva sulla sponda sud-ovest dell’isola, a Ginostra, raggiungibile solo via mare. Il porto chiamato il“pertuso” (il buco) per le sue dimensioni, è incastonato tra gli scogli e apre la strada per una ripida scalinata che conduce al piccolissimo agglomerato urbano. Il piccolo porto permette l’accesso solo a una barca per volta e contiene solo 3 piccole imbarcazioni, le altre vengono tirate a secco con l’ausilio delle caratteristiche falanghe, travi di legno in cui la ciglia delle barche viene fatta scivolare sopra. Nel 2004 il vecchio porto è stato ampliato per accelerare le operazioni di evacuazione in caso di calamità naturale e, nonostante tutto, l’opera ha preservato il paesaggio ed il piccolo porto. Nello stesso anno il paesino è stato collegato con la rete elettrica ed è stata eseguita la costruzione di una cisterna approvvigionata da una nave che proviene da Napoli; fino ad allora l’energia elettrica era alimentata da pannelli solari e da generatori a scoppio, le acque totalmente assenti nell’isola erano raccolte dai tetti delle case per convergere in una cisterna di cui ogni abitazione era munita. Priva di spiaggia il luogo regala un mare limpido e profondo popolato da cernie, occhiate, murene, polpi e ricciole, inoltre mi hanno detto che è possibile vedere talvolta capodogli, delfini e pesci spada.
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