Rock slave summer XP report

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mappaunghiasse

Giorno 1

Trasferimento Torino Alboni per 6 climber (Silvio Reffo, Giulio Bertola, Luca Andreozzi, Alessandro Palma, Luca Rinaldi, Martina Blanchet) una Guida scoppiettante (Adriano Trombetta), un videomaker (Lorenzo Bona), un fotografo (Matteo Pavana) e un tuttofare (il sottoscritto).
Mentre le automobili si spostavano verso le cime delle valli di Lanzo, da queste scendeva Angelo: margaro-vetturino (conduttore d’asini) formaggiaio che, svegliatosi alle 5, munto, pulito le stalle e fatto il formaggio, tentava di rispettare l’ora dell’appuntamento ad Alboni: ultimo avamposto della moderna civiltà.
Alle 11.30 un terzo del carico era affardellato alla rinfusa nei basti che le asine portavano agilmente sul dorso, un terzo gravava sulle spalle degli avventurieri e il restante terzo restava a valle nell’attesa del secondo giro di trasporto.
Nel primo round di trasporto tutto fila più o meno liscio e in poco più di un ora parte del campo e trasportato a quota 1750, mentre non sto a raccontarvi l’agonia del secondo giro, ma potrei riportarvi il “rosario” recitato da Angelo

[one_second][image src=”http://blogside.it/wp-content/uploads/2013/11/XP_1.jpg” align=”center” caption=”I giorno | Giulio Bertola socializza con “La Gilda””][/one_second][one_second][image src=”http://blogside.it/wp-content/uploads/2013/11/XP_2.jpg” align=”center” caption=”I giorno | Home sweet home”][/one_second]Completato il trasloco e l’allestimento del campo base, la giornata volgeva ormai al desio… ma era tempo di gettare il primo sasso nello stagno.
Alle 6 del pomeriggio Adriano parte con uno spezzone di corda e mentre i ragazzi cominciano a prendere confidenza con l’asprezza della roccia, il “Tromba” pulisce “Grandhotel Unghiasse”, bello spigolo che assomiglia più ad una via che ad un blocco. Giro di ricognizione di Reffo seguito dal Tromba e nuovamente da Silvio che, prima della libera voleva qualche certezza in più per scongiurare una caduta che poteva essere problematica.
In quel momento Adriano guarda l’orologio e urla: “non c’è tempo, è ora del soffritto!  Mettete i materassi che parto”.
Gli astanti si guardano stupiti. Cala il silenzio oltre alla preoccupazione. Adriano, nel giro di ricognizione dà l’idea di poter salire il passaggio, ma in cima, con i piedi a 5 metri da terra e con la corda dall’alto vibra come un diapason.
“Il sole è ormai basso e bisogna tagliare le carote e le cipolle se sta sera si vuole mangiare” insiste Adriano.
Queste cose si fanno solo col cuore e il Tromba di questa frattaglia ne ha tanta. Con quattro calci e una vibrata mette i piedi in cima al colosso. Da quel momento e per tutta la settimana diventerà il punto di riferimento e lo scettro gli verrà consegnato la sera quando, attorno al fuoco, mangiamo pasta dai sughi sopraffini con cui ci vizia per tutta la settimana.